L’ultima fatica produttiva di David Fincher, già regista di Se7en, Zodiac e Millennium: Uomini che odiano le donne, è la serie tv Netflix Mindhunter. Ecco i progetti presenti, passati e futuri del regista del Colorado.
Seppur non si conoscano – e forse mai si conosceranno – i dati di visione dei contenuti di Netflix, la serie Mindhunter di Joe Penhall e David Fincher è chiaramente già un successo, fosse anche solo per il volume di discussioni e articoli generato in rete e sulla stampa. Mindhunter è già stata rinnovata per una seconda stagione lo scorso aprile, ben sei mesi prima della messa online dei dieci episodi, non stupisce quindi che il produttore e regista David Fincher abbia le idee piuttosto chiare su come procederà la storia. Ma non temete: niente spoiler! Si è per ora limitato a dire che: «L’anno prossimo tratteremo gli omicidi di bambini ad Atlanta avvenuti tra il 1979 e il 1981 per cui avremo più musica afroamericana. La musica si evolverà perché il suo ruolo è fare da supporto a quello che avviene nella serie e Mindhunter si trasformerà radicalmente tra una stagione e l’altra». Fincher non ha invece confermato né smentito che l’assassino presente in diversi incipit delle puntate della prima stagione sia il BTK Killer Dennis Rader (dove BTK sta per Bind, Torture, Kill, ossia Lega, Tortura e Uccidi), né che questi avrà un ruolo importante nella prossima annata.
In compenso il regista ha parlato a profusione della musica della prima stagione, composta da Jason Hill, fondatore delle band Louis XIV e Vicky Cryer e bassista per un album revival dei New York Dolls. Fincher dice di aver voluto uno score: «che raggiungesse gli anfratti più profondi della mente e non qualcosa che si può sentire dalla stanza accanto». Per ottenere questo effetto Hill spiega di aver “suonato” «bicchieri variamente pieni di liquido, tenuti su un’asse da nastro adesivo. Quindi ho usato sia le dita sul bordo dei bicchieri sia piccoli colpi all’asse per produrre suono». Con questa tecnica ha realizzato la cover di If You Could Read My Mind di Gordon Lightfoot (su richiesta di Fincher) per il trailer della serie e quindi ha continuato a lavorare così per i titoli di testa e per la colonna sonora.
«Quando si parla della disumanità degli uomini e del loro sadismo psico-sessuale non si può usare Burt Bacharach» ha detto Fincher precisando: «Non fraintendetemi, io amo Burt Bacharach, ma non volevo che la serie avesse un suono prodotto da strumenti musicali. Doveva essere qualcosa di quasi indefinibile». Hill comunque ha usato anche piano, violino e Glockenspiel, per poi però rielaborarne il suono con echi e prolungamenti. Del compositore, Fincher dice: «Amo la musica di Jason, ha una sensibilità così eclettica! I brani dei Vicky Cryer sono molto diversi da quello che faceva con i Louis XIV. Abbiamo parlato molto di quello che volevamo realizzare per raggiungere i più scuri recessi dello spettatore. E a ogni cosa che gli chiedevo lui riusciva a sorprendermi. È una qualità molto importante per un compositore: porta uno sguardo nuovo a quanto che hai già elaborato molto a lungo. Quando arriva il momento di musicare una serie o un film, sei già al punto in cui hai spremuto anche la tua ultima goccia di creatività e vuoi qualcuno che ti riconsegni qualcosa che ti stupisca e ti lasci senza parole».
Non è la prima volta che i due collaborano: Fincher si era affidato a Hill per la produzione della cover di She di Charles Aznavour degli Psychedelic Furs di Richard Butler, utilizzata nel trailer di Gone Girl. Con lui aveva iniziato a lavorare anche a Videosyncrasy, una serie HBO sul mondo dei videclip degli anni 80 cancellata però prima della realizzazione del pilot. Per Mindhunter Hill racconta: «David ama la colonna sonora di Michael Small per Una squillo per l’ispettore Klute, ma non voleva copiarla per cui mi ha proibito lo xilofono, anche se poi un po’ sono riuscito a infilarlo. Ci siamo ispirati anche agli score di Il maratoneta, La conversazione e Ultimo tango a Parigi». La colonna sonora di Hill per la serie sarà commercializzata in veste digitale già dal 27 ottobre e su CD a dicembre.
Oltre che di Mindhunter, Fincher si è trovato a rispondere a domande su due altri progetti: il fallito remake di Utopia e il sequel di World War Z. Di quest’ultimo ha chiarito che il suo coinvolgimento non è ancora sicuro al 100%: «Stiamo lavorando da un anno circa con Denis Kelly [l’autore della versione inglese di Utopia] sul nuovo World War Z. Speriamo di mettere insieme un progetto che sia la ragione profonda per realizzare il film e non una semplice scusa per fare un sequel».
Riguardo la mancata realizzazione di Utopia infine ha spiegato: «Utopia era qualcosa che io e HBO volevamo disperatamente realizzare, ritenevamo di avere sceneggiature davvero ottime e un grande cast ed era tutto pronto ma poi abbiamo fatto i conti, che non quadravano per nove milioni di dollari. Possono non sembrare molti su un progetto da 100 milioni, ma il 10% da risparmiare non può toccare autisti, contabili, costumi, stunt men e via dicendo, la sola area su cui puoi tagliare il 10% è il tempo a disposizione con gli attori.
Naturalmente la serie era già stata realizzata in Inghilterra per meno di 10 milioni, credo, ma la nostra versione avrebbe cercato di dare a HBO qualcosa che potesse rivaleggiare con i film estivi, non in termini i CGI, ma per i rivolgimenti e i colpi di scena. Le sceneggiature di Gillian Flynn [la scrittrice di Gone Girl] si spostavano da un posto all’altro come in un road movie, abbandonando una location dietro l’altra, con protagonisti che si tagliavano i capelli, si facevano tatuaggi e distruggevano le proprie tracce. Questa era una enorme difficoltà perché era intrinsecamente da produrre in ordine cronologico, che vuol dire non poter passare alle scene successive se prima non si è finito con la location in corso. Bisogna essere sicuri di avere tutto il materiale prima di abbandonare un set».
di Andrea Fornasiero
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